Il dolore anteriore del ginocchio: tendine rotuleo e meniscosi associate

Da prendere in considerazione quando chirurgia e riabilitazione non hanno permesso di ottenere la risoluzione del problema accusato

 

Se l’overuse syndrome riguarda il ginocchio, il tendine rotuleo, la condropatia rotulea o una meniscosi del corno posteriore del menisco interno, diventa interessante inquadrare il problema con l’analisi vettoriale e relativa scomposizione di forze che intervengo nell’articolazione. Comprenderemo meglio questi problemi spesso refrattari alle consuete terapie.

Il dolore anteriore del ginocchio, nelle sue multiple varianti, è anche una complicazione del ginocchio post-chirurgico, dopo la riabilitazione eseguita per interventi sul menisco o sui legamenti.

L’alterazione della corretta dinamica femoro-rotulea in ogni individuo può generare disturbi al ginocchio con dolore e rumori (crepitio) alla flessione, nel movimento di ritorno dalla flessione.

Quando il carico di lavoro aumenta, la successiva problematica riguarderà la tendinite/tendinopatia rotulea. In questi in casi il ginocchio non è instabile (tests ortopedici ok), ma l’atleta sicuramente non lo sente bene, con sensazione di mancata affidabilità anche a causa del dolore che inibisce la performance ordinaria.

La cronaca sistematicamente segnala la difficoltà al recupero e le frequenti recidive per quegli atleti che accusano dolori, tendinopatie, complicanze meniscali non traumatiche, dove anche una eventuale e minima riduzione della funzionalità legamentosa non giustifica assolutamente i sintomi accusati: esiste una ragione ben specifica.

Attraverso una meticolosa analisi che impiega il rigore di fisica e biomeccanica, è possibile interpretare in maniera inconfutabile quali sono le reali cause che portano il ginocchio a questo tipo di problematiche.

Il tendine rotuleo presenta, in prossimità del sua giunzione ossea con la tuberosità tibiale, un angolo di inserzione: condizione permessa grazie al ruolo della rotula e dei tessuti molli peri-rotulei (recessi sinoviali laterotulei e corpuscolo adiposo di Hoffa) che, distanziando lo stesso tendine dal piano osseo, creano la possibilità per questo inserimento angolato.

 

L'importanza dell'angolo di inserzione del tendine rotuleo

Alcuni studi mediante RMN evidenziano un orientamento delle fibre tendinee fino a 55° rispetto all’asse diafisario tibiale.
Ma qual è il beneficio di tale particolarità?

Attraverso la scomposizione vettoriale della forza applicata sulla tibia dal tendine rotuleo, si ottengono due componenti:

  • fm è la componente che genera il movimento estensorio durante la contrazione del quadricipite;
  • fc è la componente che agisce in senso compressivo sull’articolazione, senza azione nella dinamica del gesto.

In sintesi, quanto più l’angolo di inserzione si riduce, tanto più aumenta la componente fc, con conseguente incremento delle sollecitazioni in compressione articolare e logica riduzione del vantaggio nel produrre il movimento estensorio.

Da non trascurare è anche l’effetto logorante sulle stesse fibre del tendine: se la forza generata dal quadricipite e applicata dal tendine rotuleo viene dispersa per la maggior parte in senso compressivo, lo smorzamento sarà inferiore per cui l’usura delle stesse fibre tendinee aumenterà a dismisura fino a provocare la tendinite e la conseguente definizione di “tendine debole”.

Le conseguenze nel tempo di queste sollecitazioni, considerando la tipica predisposizione del tessuto connettivo a perdere elasticità, portano la rotula ad “abbassarsi” ed a lavorare più vicina ai condili femorali con la conseguente riduzione dell’angolo di inserzione del tendine rotuleo.
 Abbiamo già visto gli effetti sul tendine, ma vi saranno anche ripercussioni per la cartilagine del comparto femoro-rotuleo, con la possibilità di sviluppare una condropatia: partendo da uno spazio femoro-rotuleo ridotto ogni sollecitazione imposta dal carico rotuleo troverà un’ammortizzazione inferiore (impingement femoro-rotuleo).

Per comprendere quest’ultimo concetto è importante “proiettare” l’anatomia nella dinamica: i recessi sinoviali laterorotulei hanno la capacità, per la rotula, di comportarsi come una sospensione idraulica che perde funzionalità quando il liquido sinoviale, proprio a causa dell’ abbassamento, sarà in altri comparti dell’articolazione.

Questo spiega chiaramente alcuni reperti clinici segnalati dalla valutazione ecografia o con risonanza magnetica, fra cui anche il processo flogistico localizzato spesso in prossimità del corpuscolo adiposo di Hoffa (hoffite nei referti)
Un altro meccanismo di rilievo che si crea con l’abbassamento rotuleo, è la possibilità di determinare perturbazioni a quei sincronismi presenti nella mobilità meniscale fino a indurne la lesione, soprattutto su base degenerativa.

Poiché l’obbiettivo terapeutico è quello di ricreare le migliori condizioni di funzionalità sull’apparato estensore del ginocchio, sarà fondamentale ripristinare l’adeguata ripartizione delle sollecitazioni, sia dal punto di vista articolare che tissutale.
Il trattamento specifico delle problematiche femoro-rotule è grado di elidere quella connotazione di cronicità tipica delle patologie sopra citate. La terapia si concretizza con un protocollo manuale specifico, in grado di ripristinare la corretta mobilità femoro-rotulea e le sue intrinseche funzioni ammortizzanti.

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